Sorella acqua
pubblicata da Il Pasquino
venerdì 3 giugno 2011
Nel libero mercato, dove tutto è merce, nel “miglior dei mondi possibili”, dove i beni della terra non sono più comuni, ma bensì “mezzo” per aumentare ricchezze effimere, basate non sul piacere comune, non sul benessere proprio e dell’altro, ma solo su una accumulazione senza senso e senza futuro, anche l’acqua vogliono “privatizzare”…come voler privatizzare i fiumi, i laghi, le montagne, il cielo, il suo colore, il suo unirsi con il mare all’orizzonte, l’aria, la terra…la nostra vita.
Questa è la “grande” idea di modernità che hanno i “potenti” di questa terra, i ricchi sfondati che dei loro soldi non sanno che farsene, che comprano gli anni migliori di tutti noi per sacrificarci a lavorare per un “dio” senza anima e senza cuore…un “dio” che fa del denaro e del potere gli unici suoi motivi di vita…di esistenza.
Di fronte agli evidenti fallimenti della privatizzazione di ogni cosa, a cominciare dalla sanità per finire alla scuola, c’è ancora qualcuno che cerca, arrampicandosi su argomentazioni sempre più assurde e lontane dalla realtà, di “magnificare” il privato…come panacea di tutti i mali.
Basterebbe ricordare Fukushima, e la gestione “privata” cosa è stata capace di causare in quella già difficile situazione.
Basterebbe, per noi italiani, ricordare lo stato della sanità pubblica, ridotta ai minimi termini per favorirne una privata inavvicinabile per molti di noi…spesso protagonista di scandali inimmaginabili…dove l’intervento chirurgico viene ritenuto solo ed esclusivamente un motivo di business…e non un “mezzo” per migliorare la salute del paziente.
C’è poco da fare, il concetto “privato” ha un solo motivo di esistere…il “profitto”.
E per il “profitto” si cancellano vite, speranze, territorio, ambiente…
Ma quando il business è buono…nulla ferma i nostri imprenditori, sempre pronti poi a chiedere i sacrifici della gente pur di ottenere il loro perenne tornaconto.
L’affaire acqua conta 64 miliardi !
Si 64 miliardi di euro…
un bell’affaretto eh?
Un affaretto in cui gli accaparratori, a scanso di referendum, si dovrebbero spartire una torta abnorme costituita da quegli investimenti necessari per rimettere in sesto i 300mila chilometri di tubi che perdono per strada (dati censis) 47 litri di acqua ogni 100 immessi (danno uguale a 2,5 miliardi l’anno).
I soldi per finanziare il rifacimento della rete idrica, chiaramente, non li cacceranno i privati pirati, bensì, come sempre, noi !
Il 14% (stima Censis) saranno finanziati da aiuti pubblici a fondo perduto…il restante?...ma semplice…in aumento delle bollette !
Per ora, tra i privati, i nomi che circolano sono: il gruppo Caltagirone (già presente in Acea, la municipalizzata romana), Intesa Sanpaolo, ben presente nella Iren (Genova, Torino, Parma, Piacenza e Reggio Emilia) che già gestisce l’acqua in Emilia, Liguria, Piemonte, Sardegna e Sicilia, poi la Hera (società bolognese), la A2a, l’Acegas, la Suez (azienda francese) e la sua rivale Veolia, la Seven Trent (inglese) e l’Aqualia (spagnola).
Un bel gruppetto pronto ad accaparrarsi l’affarone!
Senza il “quorum”, senza che il referendum raggiunga la maggioranza dei si e il 50% + 1 degli elettori, la strada, per chi vuole “rubare” l’acqua alla gente, è già spalancata !
Entro dicembre (decreto Ronchi) gli enti locali dovranno aprire al “mercato libero” e affidare ai privati la gestione degli impianti pubblici, mantenendo una quota capitale inferiore al 40% entro il 2013…e inferiore al 30% entro il 2015.
E così…”sorella acqua”…diverrà inevitabilmente l’oro blu dei soliti pochi ricchi del pianeta.
Il 12 e 13 giugno abbiamo l’occasione, irripetibile, per dire No, barrando il SI, a questo progetto assassino…non lasciamocela sfuggire !