venerdì 19 agosto 2011

Stiamo facendo una cosa importante


Piazzeremo le tende a Roma –

Leggere e diffondere

Stiamo provando a fare una cosa importante, mai vista in Italia, straordinaria come il momento politico che il nostro Paese sta attraversando.

Ci incontreremo a Roma, ad inizio settembre, a piazza San Giovanni e lì costruiremo un accampamento civico, un presidio di democrazia e di partecipazione a due passi dal Palazzo sordo e ottuso: pianteremo le tende, i gazebo (così come sta avvenendo in altri paesi d’Europa) e tutto ciò che serve per rendere la piazza un luogo ospitale per tutti quelli che da ogni parte d’Italia verranno a Roma a confrontarsi, a condividere proposte e progetti ma anche ad organizzarsi in vista dell’autunno più grave e impegnativo della storia della Repubblica.

Staremo lì (almeno) due giorni: sabato 10, giorno in cui sfileremo in corteo per le strade di Roma contro la manovra, contro i privilegi della Casta e per le dimissioni del governo, e domenica 11 settembre.

Assieme a noi ci saranno anche tanti esponenti della cultura, della scienza, del giornalismo, figure di grande statura morale come Dario Fo e Margherita Hack, Antonio Tabucchi, Marco Travaglio, Paolo Flores D’Arcais che hanno aderito all’appello. Utilizzeremo ogni momento di questo grande appuntamento, anche la notte, per discutere dell’Italia che vogliamo e per cacciare il governo che non vogliamo.

Occorre, da subito, mobilitarsi e mobilitare per fare del 10-11 settembre un appuntamento storico che preluda ad un cambiamento vero, alla liberazione dell’Italia da questo governo di corrotti e di incapaci che sta portando il Paese alla rovina. Non avremo altre occasioni.

Il popolo viola

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Rifiuti, la tassa impazzita

di Gianluca Schinaia - FpSMedia I comuni strangolati dalla manovra si preparano ad aumentare le imposte locali sullo smaltimento della spazzatura: un'altra mazzata per le famiglie, che oltre tutto viene stabilita senza criteri omogenei e in un gran caos normativo
(17 agosto 2011) Dall'inizio del 2000 alla fine del 2009 (con Berlusconi al governo per sette anni su dieci) le imposte dirette, cioè quelle versate in base al reddito, sono cresciute in Italia del 33 per cento. E tra queste un posto d'onore spetta al prelievo che ha guadagnato le primissime posizioni nell'hit parade dei salassi più odiati dagli italiani: la Tarsu. Un acronimo che sta per "Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani", la cui riscossione è delegata ai comuni Un prelievo che negli ultimi tre anni è aumentato mediamente del 7,6%, ma che è destinato a crescere ancora. Basti pensare che nove dei dodici comuni che hanno già deliberato le tariffe della Tarsu per quest'anno hanno scelto di aumentare il dovuto dai cittadini. Quello che cambia veramente, nelle imposizioni fiscali sui rifiuti, è solo il nome degli oboli. La "Tarsu"oggi si fa chiamare anche "Tia"(Tariffa d'igiene ambientale) e presto sarà chiamata "Imu"(Imposta municipale unica). Il punto è che in questi funambolici cambi identitari il salasso sulle famiglie più povere continua a crescere. Ecco come.

Comincia tutto negli anni '90: per incentivare la raccolta differenziata e coprire i costi di smaltimento dei rifiuti, il decreto legislativo 507 del 1993 introduce la Tarsu, la cui riscossione spetta alle singole amministrazioni.

Il prelievo è commisurato alla superficie occupata, quindi ai metri quadrati di un immobile, invece che all'immondizia prodotta: un computo sicuramente improprio, se si pensa alla differenza tra quanti rifiuti rilascia un ristorante rispetto ad una famiglia che occupa una casa della stessa grandezza del locale.

E uno degli effetti di questo calcolo originale è che la copertura del costo dei servizi di smaltimento non è totale: tanto per avere un'idea, nel 2008 gli introiti della Tarsu a livello nazionale coprivano l'88% dei costi totali per lo smaltimento. Il resto ce lo hanno sempre messo i comuni di tasca loro. In ogni caso la Tarsu è un'imposta che pesa nel bilancio delle famiglie italiane. L'ultimo studio in merito riguarda il 2008, quando era Rimini la città a pagare di più a livello pro capite: ogni cittadino versava 164 euro l'anno. Seguivano poi Grosseto (155 euro), Imperia (153 euro), Roma (152), mentre chiudevano la classifica gli abitanti di Isernia che versavano solo 65 euro l'anno.

Anche per questo, la Tarsu è una risorsa fondamentale per le casse locali. Basti pensare che secondo gli ultimi dati dell'Ifel – Istituto per la finanza e l'economia locale dell'Anci – fino all'eliminazione dell'Ici, nel 2008, la tassa sui rifiuti rendeva 4,7 miliardi di euro a livello nazionale: cioè il 50% di quanto portava all'erario l'odiata imposta comunale sugli immobili. Ma nonostante questo, come spiegato prima, la Tarsu non basta ai comuni.

Per ovviare a queste mancanze di cassa, nel 1997 è arrivata la Tia, la tariffa d'igiene ambientale, che invece copre interamente i costi di smaltimento dei rifiuti comunali: la scelta tra questa e la Tarsu spetta agli enti locali. Una tariffa che restò "in attesa"per ben dieci anni e iniziò ad essere applicata solo nel 2007. Anche se secondo Arvedo Marinelli, presidente dell'Associazione nazionale consulenti tributari, «l'applicazione della tariffa ha un impatto negativo dal punto di vista sociale ed economico soprattutto sulle famiglie meno abbienti: la tariffa, infatti, a differenza della tassa, deve coprire l'intero costo del servizio di igiene urbana, e non potendo i comuni far gravare parte degli oneri sul proprio bilancio, sono i cittadini/utenti a sostenere il servizio».

Quindi, se oggi vi lamentate della Tarsu non conoscete ancora la Tia. E soprattutto l'Imu: l'imposta municipale unica, figlia del federalismo locale, sarà introdotta prima del previsto e conterrà quella che un tempo era – in parte – l'Ici, assieme ai tributi Tarsu/Tia. Solo che adesso il computo della tassa per lo smaltimento dei rifiuti non è più sulla metratura di un'abitazione ma su altri quattro fattori: la rendita catastale, la superficie, i figli a carico e le certificazioni Isee. Cosa cambierà è ancora un'incognita: «Il punto è che il quadro normativo non è chiaro», spiega Silvia Scozzese, direttore scientifico dell'Ifel, Istituto per la finanza e l'economia locale: «Tarsu e Tia sopravviveranno fino a una riforma specifica riguardante le tasse sugli smaltimenti. L'importante, però, sarebbe scegliere prima o poi: bisognerebbe dare un obiettivo e una regolamentazione. E poi sia Tarsu che Tia sono datate: bisognerebbe prenderne gli spunti migliori e creare un'imposizione più congrua». tasse | rifiuti | Tarsu | Tia © Riproduzione riservata
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