venerdì 8 ottobre 2010

Mauro Di Luzio

Mauro Di Luzio

FANNO ER LAVORO NERO
JE MANCANO LI SORDI?
NO ! SOLO DEI POLITICI
SO' SOLO GRANDI INGORDI!
SE SE RIESCE A FA'NA' LEGGE
...SUR CONFLITTO DE' INTERESSI
QUESTI ANDREBBERO A FINI'
SUBBITO ALL'ARRESTI!
MO' A STA' GENTE
FATEJE UN ICONA!
DE' DICHIARA'
CHE ROMA E' NA'
LADRONA!




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IL COMMENTO:Saldi di fine regime
di MASSIMO GIANNINI

Dopo ben centocinquantatre giorni di colpevole latitanza e di irresponsabile iattanza, il presidente del Consiglio ha finalmente nominato il nuovo ministro dello Sviluppo Economico. Dovremmo essere compiaciuti, per la fine di un grave "vuoto di potere" che su questo giornale avevamo denunciato da tempo, indicandolo come vero paradigma di un ancora più grave "vuoto di politica" che ormai caratterizza lo stadio terminale del berlusconismo. E invece non c'è proprio nulla da festeggiare.

La scelta di Paolo Romani soddisfa la "meccanica" di governo: c'era una poltrona vuota, quella di Claudio Scajola, che ora viene nuovamente occupata. Ma offende l'etica: c'è un conflitto di interessi strutturale, quello di Silvio Berlusconi, che ora viene ulteriormente codificato. Romani, già viceministro, è infatti un perfetto ingranaggio della "macchina" Mediaset. È l'uomo che ha contribuito a scrivere la scandalosa legge Gasparri sulle tv. Ha fatto pressioni sulla Ue per negare a Sky la deroga sull'asta per il digitale terrestre. Ha tentato di sfilare la rete a Telecom, per consentire all'azienda del premier di prendersene un pezzo. Ha regalato alla stessa Mediaset il canale 58, per permettergli di sperimentare il digitale in alta definizione prima della gara. Ora che è stato promosso ministro, dovrà firmare il contratto di servizio della Rai, scaduto a fine 2009.

Immaginiamo con quanta equanime solerzia saprà valorizzare il servizio pubblico, e difenderlo dallo strapotere di quello privato. Il Cavaliere e i suoi scudieri brindano. "Vendono" la nomina di Romani come il segno che il governo è vivo, e va avanti. È vero il contrario. Siamo ai "saldi" di fine regime. Caligola ha incoronato il suo cavallo. Sistemerà gli ultimi affari. Poi l'Impero potrà finalmente cadere.
m.giannini@repubblica.it

(05 ottobre 2010) © Riproduzione riservata





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L’elezzione der Presidente (Trilussa)
Un giorno tutti quanti l’animali
sottomessi ar lavoro
decisero d’elegge un Presidente
che je guardasse l’interessi loro.
C’era la Società de li Majali,
la Società der Toro,
er Circolo der Basto e de la Soma,
la Lega indipendente
fra li Somari residenti a Roma;
e poi la Fratellanza
de li Gatti soriani, de li Cani,
de li Cavalli senza vetturini,
la Lega fra le Vacche, Bovi e affini…
Tutti pijorno parte all’adunanza.
Un Somarello, che pe’ l’ambizzione
de fasse elegge s’era messo addosso
la pelle d’un leone,
disse: - Bestie elettore, io so’ commosso:
la civirtà, la libbertà, er progresso…
ecco er vero programma che ciò io,
ch’è l’istesso der popolo! Per cui
voterete compatti er nome mio. -
Defatti venne eletto proprio lui.
Er Somaro, contento, fece un rajo,
e allora solo er popolo bestione
s’accorse de lo sbajo
d’avé pijato un ciuccio p’un leone!
- Miffarolo! - Imbrojone! - Buvattaro!
- Ho pijato possesso:
- disse allora er Somaro - e nu’ la pianto
nemmanco se morite d’accidente.
Peggio pe’ voi che me ciavete messo!
Silenzio! e rispettate er Presidente!