di Denise Pardo
Orfani degli show di Berlusconi, Roma si diletta con gli spettacoli offerti dalla guerra per bande in Vaticano.
Alla fine, seppur molto più caste e pie, sempre di sottane si tratta(01 marzo 2012)Benedetto XVIGUERRE SANTE. Meno male che c'è la Santa Sede.
Sarà stata la Provvidenza - chi se no? - a fare in modo che l'incolmabile vuoto mediatico causa l'uscita di scena di Silvio Berlusconi fosse riempito.
Oddio! Neanche il più dotato dei profeti avrebbe puntato un soldo sul fatto che le prodezze del Cavaliere potessero essere sostituite dalla guerra nell'evangelico ambientino cinto dalle Mura leonine. Eppure quello che viene chiamato, a seconda dell'età dei titolisti il Vatican-gate o il Vati-leaks, cioè l'epidemia di focosi veleni tra cardinali di altissimo rango, intrighi sinistri, fughe di carteggi a dir poco luciferini, e persino l'ipotesi di un papacidio, regge alla grande il temibile confronto con il meglio del berlusconismo. Da papi al papa.
IN PIEDI, LA CORTE.
Morto il papa politico, a furia di cercare il papa nero e il papa straniero, alla ribalta delle prime pagine è arrivato l'entourage del papa vero (Bertone, Bagnasco, Piacenza,
monsignor Viganò & C.). ll governo in bianco e nero di Mario Monti, la caduta dell'impero berlusconiano, la perdita di potere di un pezzo di sistema con tanto di gentiluomo di Sua Santità (Angelo Balducci e la cosiddetta "cricca") hanno spalancato la porta santa - già socchiusa a onor di verità- dell'unica corte (nel vero senso della parola) rimasta in piedi.
Da Palazzo Grazioli al palazzo apostolico.
CANTA BERTONE.
Mica grazie al "mouse" dei bravi vaticanisti. No, no. La nuova novella è che per la prima volta a scrivere, rivelare, analizzare sono stati giornalisti-profani: inchiestisti-scoopisti strappati alle varie procure, notisti politici distratti dal "Porcellum". E cronisti mondani sottratti alle orme di Maddalena (Letta, questa volta). Per non parlare dell'esplosione di fauna ornitologica (corvi e gufi citati a go-gò) finora dedita al noir e all'horror e ora dirottata a svolazzare sui rovi del Cupolone.
Tanto da costringere uno dei protagonisti a dare l'altolà all'uso smodato dei paragoni volatili: "I corvi li lasciamo nella boscaglia e nelle paludi", ha detto il cardinale Tarcisio Bertone. "Volino le colombe". E non si era mai sentito un segretario di Stato che invece di ispirarsi ai sacri testi cita Sanremo ("Vola colomba" Nilla Pizzi, Festival di Sanremo 1952).
IL CACCIATORE GEORG.
E' vero che proprio al Festival il pezzo forte del "sermone" di Adriano Celentano sono stati gli strali alla Chiesa e ai suoi giornali con boom di teleascolti al seguito. E poi giorno per giorno: le paginate di Marco Lillo. Il programma tv "Gli intoccabili" di Gianluigi Nuzzi (con il libro "Vaticano spa" stava già sul pezzo da un pezzo), ospiti molto graditi, talpe e corvi. Gli editoriali e pezzi di Massimo Franco e Maria Antonietta Calabrò. L'"Alta società" di Carlo Rossella su un ricevimento dei principi Thurn und Taxis al Circolo della Caccia di Roma per monsignor Inkamp. "Dagospia" in prima linea più che mai, rivelatore della presenza nel nobile club di niente di meno che padre Georg, il segretario di Sua Santità. Una peste mediatica simile si scatena solo in occasione del conclave. A ogni morte di papa, è il caso di notare.
OLTRE I GIARDINI.
Ma in certe rappresentazioni, il Vaticano batte ko il Cavaliere.
Vuoi mettere lo spettacolare presunto complotto per uccidere il papa rispetto al Cavaliere colpito odontoiatricamente con un souvenir da turista? Così si è passati dai giardini di Arcore e di villa Certosa ai giardini del Belvedere. Negli uni passeggiavano fanciulle in fiore.
Negli altri pii e potenti alti papaveri del Vaticano. Con tutto il rispetto, e con tutte le dovutissime-issime distanze, Dio ci perdoni, in fondo si tratta sempre di sottane.